Migrare un sito web è un’attività molto complessa, che rischia, se gestita male, di compromettere il posizionamento e quindi la perdita di traffico organico (derivante dai motori di ricerca) faticosamente raggiunto col tempo. La gestione del progetto di migrazione è cruciale, così vi presentiamo una SEO check list (che in realtà sono i 10 comandamenti), gli strumenti per la gestione del progetto e altri tool per le analisi.
Partiamo dalle basi…
Cos’è una Migrazione di un sito e perchè è si attua?
la migrazione è la pratica per cui vengono spostate tutte le risorse di un dominio www.a.com vero un altro dominio www.b.com. Ovviamente nel tempo il sito A è stato linkato, citato ed ha raggiunto una determinata autorevolezza che si è tradotta in posizione o ranking.
La migrazione può nascere da molte esigenze, ad esempio creare un ecommerce, cambiare il nome del dominio fuori moda, correggere una penalizzazione. Insomma i motivi possono essere sia di comunicazione che di marketing e prima di cimentarsi in questo progetto accertatevi di avere un SEO ninja dalla vostra parte.
Le migrazioni più comuni sono per esempio da wordpress a joomla, da sito vetrina a ecommerce e così via. La guida che vi presentiamo va bene per qualsiasi tipo di sito.
Quando fare una Migrazione?
i periodi migliori sono quelli dove cala il traffico per trend naturali, non ci sono campagne forti, insomma, i periodi dove se accade qualcosa di storto non ci rimettete il posto tipo saldi, natale ecc.
Cosa devo fare per migrare correttamente un sito web dal punto di vista SEO?
Ecco la nostra SEO check list per la migrazione di un sito web divisa in pre, durante e post migrazione
PRE – MIGRAZIONE
1)condurre un SEO audit: analizzate il sito on page, controllate se ci sono title duplicati, errori di crawling, link rotti e tutto il resto. Questo vi permette di migrare e contemporaneamente aggiustare le cose che non funzionano sul sito. Ponete particolare attenzione agli errori di crawling, cercate di capire da dove vengono: dal DNS, dal robots o dal server? la proporzione analizzata vi servirà per monitorare la crescita di errori come redirect o link rotti. Di seguito un tool semplice e veloce
2)Analizzare i trend del traffico: tramite google analytics e google web master tool cercate di capire se esistono dei trend stagionali legati al vostro business e cercate di capire quale potrebbe essere il momento migliore per attuare l’operazione e per quanto tempo potete aspettarvi che il traffico non cresca. Usate GA per il vostro traffico e Google Trend per il traffico della parola chiave
3) analizzate le top keyword e le top landing page:
- controllare le keyword che portano traffico al vostro sito (GWT: analisi delle ricerche) . Potete darle a chi sta creando il nuovo sito per scrivere i contenuti ottimizzati.
- controllare le anding page da dove entra il sito (Google Analytics: landing>KPI=entrate). Queste sono le landing le cui redirezioni devono essere impeccabili.
- controllate il ranking delle KW, anche se ormai la SERP è personalizzata cercate di fare un test con la navigazione anonima e capire più o meno che posizione hanno le KW. Per questo ci sono miliardi di strumenti, però SEOzoom è appena diventato uno dei miei preferiti
- controllate le landing page che ricevono più link, queste sono quelle che hanno in mano l’autorità del sito.
4) create una mappa dei redirect: create le regole di redirezioni per le pagine più importanti e cercate di mandarle verso contenuti simili. Mandare tutti i link alla home non è corretto in quanto potrebbe sembrare una pratica di black seo. Cercate dunque di diversificarli e di costruire i nuovi url correttamente (corti e semplici con le KW all’interno). Fate attenzione a non dimenticarvi nemmeno una pagina. Questa è la parte più importante della migrazione. Per approfondire la redirect map cliccate qui
5) disegnate una custom 404: gli errori potrebbero aumentare, cercate di non perdere i vostri user. Inoltre create su GA il tracciamento di questa pagina (magari per nazione). Potrebbe darvi informazioni importanti sui redirect che non funzionano.
6) create una nuova site maps da inserire successivamente al lancio del nuovo sito su GWT – tool
7) Attuate le modifiche a google analytics e creare alert: se cambiate dominio il codice di tracciamento non cambia ma forse dovrete inserire dei filtri di inclusione. Questo dipende dal set-up del vostro sito quindi non esiste una regola aurea, cercate solo di non perdere per troppo tempo i tracciamenti. Infine create un alert su GA del tipo, se il traffico scende più del 20% rispetto al giorno precedente mandami una mail.
GO LIVE
8) controllare l’aumento di errori di Crawl: comparateli con le proporzioni vecchie e aggiustteli subito. Controllate i robots txt di entrambi i domini.
9) controllate che i redirect 301 siano stati installati correttamente, sia per www che per i non www. tool redirect path
10) Inserite e ricontrollate la sitemaps
11) controllate che la vostra 404 stia funzionando
12) controllate di meta tag, sopratutto della home. Cercate di reinserire le solite parole chiave. Inserire la KW nei meta sono un fattore (non cruciale) di ranking.
13) inchiodatevi su GA sezione real time e controllate che il sito non vada giù e non riceva traffico
POST GO LIVE
14) rifate un SEO audit
15) ricontrollate i redirect 301
16) controllate il trend del traffico organico su GA
17) dopo 3 settimane ricreate la sitemaps
18) rifate l’analisi dei posizionamenti per capire se la migrazione è andata bene. E’ normale perdere qualche posizione, anormale passare dalla prima pagina alla seconda.
CONSIGLI FINALI
19) create un drive o un qualsiasi foglio in cui segnate i compiti, chi deve farli e quando deve consegnarli. Questo è utilissimo ai Web Marketing manager o project manager che possono rispondere alle domande dei CEO sulle tempistiche. In italia è molto usato lo strumento Team Work
20) create una cartella delle mail di tutto il progetto. Se viene fuori che l’IT ha sbagliato il redirect sulla home e perdete tutto il traffico dovete dimostrare che non è colpa vostra 😉
21) datevi una ripassata alle Best practice di Google
In questi mesi di migrazioni ne ho seguite due e belle grosse, dalla prima sbagliando ho capito come migliorare la seconda, ma imparare a gestire la cosa fin dall’inizio potrebbe salvare tanti posti di lavoro 😉