Non so voi, ma a immaginare il rapporto brand-utente mi viene in mente la canzoncina “Un elefante si dondolava sopra un filo di una ragnatela”. È troppo fragile quel filo per non spezzarsi appena il consumatore viene disatteso nelle sue aspettative di dialogo multicanale.
Però c’è da dire che comunicare 1:1 con ogni utente su più canali è impegnativo. Per questo i tool di Marketing Automation possono diventare un valido supporto per le aziende perché automatizzano le attività di Marketing&Sales con lo scopo di generare più contatti, chiudere più offerte in meno tempo e mantenere l’ingaggio con i propri clienti fidelizzandoli.
Eppure, l’idea di ricorrere a messaggi preconfezionati, granulari e scomponibili per poter entrare in risonanza con i consumatori non è così nuova.
Già nel libro “Il rosso e il nero” di Stendhal (siamo agli inizi dell’Ottocento!) il protagonista del libro, Julien Sorel, che non sa scrivere bene, lamenta di non riuscire a far innamorare le ragazze perché incapace di produrre bellissime lettere d’amore. Un suo amico gli manda quindi un plico di 53 lettere preconfezionate, da usare a piacere con la damigella di turno secondo l’occorrenza.
Ma tra i “falsi miti” – chiamiamoli così – della Marketing Automation c’è quello che la definisce troppo “robotica”, impersonale. Qualcosa di cui si sente il “puzzo” di artificiale già da un miglio di distanza. In realtà questi tool, per poter trasferire informazioni e contenuti in base a chi sono, cosa preferiscono e come navigano gli utenti, attingono direttamente ai dati sui contatti raccolti nel CRM.
Per questo occorre riflettere un attimo sulla qualità dei dati che abbiamo a disposizione. Se la tecnologia funziona bene dipenderà dall’accuratezza, dalla completezza e della validità dei dati su cui verrà eseguita. È dimostrato, infatti, che quando i dati sono parziali possono essere inviati messaggi errati o superficiali che, invece di aiutare, possono danneggiare irrimediabilmente il rapporto con la clientela che si infastidisce.
Come possiamo ottenere dati migliori?
I dati sono asset aziendali che si sedimentano nelle varie iterazioni che l’utente compie sui canali del brand. È per questo motivo che bisogna “lavorare” più a monte sulla fase di raccolta, integrando i vari canali da cui provengono per avere una vista unica sul cliente.
Quello che le aziende devono ottenere è una visualizzazione a 360° sul cliente e sul contesto in cui opera che includa sia i dati comportamentali sia i dati storici integrati in una visione olistica che tenga conto di tutti i canali.
Si consiglia, per fruire dei dati in ottica omnicanale, di adoperarsi affinché alla “sorgente” vi sia una versione unica del contenuto da far proliferare attraverso i vari touchpoint e che possa allo stesso tempo farsi bacino di raccolta di dati che ci raccontino come si sono comportati gli utenti nei confronti di quanto condiviso.
Facciamoci aiutare dalla Content Intelligence
Noi, in questo processo, possiamo avvalerci del supporto della Content Intelligence e degli strumenti che la integrano nativamente, come il DAM Intelligente di THRON. L’Intelligenza Artificiale e le sue capacità di riconoscimento semantico applicano una serie di etichette ad ogni contenuto, le stesse che poi ritroviamo sul profilo di chi ne ha fruito.
È come avere una luce a raggi UV che rileva le impronte digitali degli utenti: sai esattamente dove sono passati. Questi dati, che sono indicativi dei loro interessi e preferenze, vanno ad arricchire quelli già presenti nel CRM (anagrafici, transazionali etc.)
Sapere queste cose in tempo reale (e ciò vale anche per i contatti non profilati) aggiunge un “tocco” umano alla tecnologia: i consumatori vengono visti dalla “macchina” non come semplici numeri bensì come individui, ciascuno con un bagaglio di interessi personali.
oftware CI alla Marketing Automation significa creare, con i dati estrapolati dalla fruizione dei contenuti, un elenco di contatti altamente profilati e dinamici in base ai loro desideri specifici.
Il vantaggio di alimentare le campagne di Marketing Automation con una Single Customer View completa coincide con l’aumento di tassi di conversione a partire dall’invio di CTA rilevanti.
Coerenza assicurata
Prima abbiamo parlato di un’unica versione di ogni contenuto. Eh sì, l’AI fa proprio questo quando li classifica: li razionalizza perché dando loro un “nome” (tag = argomento del contenuto) evita che vi siano asset duplicati o ridondanti.
Questo va a favore della brand consistency. Se usiamo DAM Intelligenti come THRON, che anche hanno la delivery integrata, ci assicuriamo, grazie alle sue funzioni di ritaglio automatico e streaming adattivo, la consegna automatica dei contenuti adattata ai vari canali, senza che si intervenga manualmente a inserirli ogni volta sulla piattaforma con le specifiche del touchpoint.
Anche questo aspetto va a semplificare di molto la comunicazione 1:1, basta un click ed è possibile sostituire un asset su tutti i canali, senza lasciarne indietro nemmeno uno.
Ricapitoliamo i vantaggi di integrare la Content Intelligence ai sistemi di Marketing Automation:
1) la Single Customer View dei contatti, sia profilati sia anonimi, si arricchisce dei dati sugli interessi degli utenti ricavati dai contenuti
2) si dispone di un’unica versione di ogni contenuto e questo assicura un messaggio coerente su tutti i canali
3) i contenuti aziendali sono stati classificati dall’AI per cui si trovano in un unico hub centralizzato e ordinato da cui sono facilmente recuperabili in caso di bisogno
4) aumentano le conversioni perché i messaggi, grazie alla qualità dei dati raccolti (sono di Prima Parte!), rispondono alle reali preferenze di coloro a cui sono destinati
Vuoi sapere d più sulla Content Intelligence? Ti consigliamo questo articolo!