Personal Branding: gestire la nostra Reputazione Online per cercare Lavoro

PERSONAL BRANDING
Batman begins – C.Nolan

Partiamo da un dato oggettivo e significativo: il 90% dei reclutatori si affida a Google prima di incontrare i candidati per un colloquio conoscitivo. In base a quello che raccontano i motori di ricerca, le aziende sono più o meno inclini a scegliere delle risorse da inserire nel proprio organico. Google, d’altronde, è una miniera di informazioni reperibili da qualsiasi parte del mondo (o quasi) e da qualsiasi supporto tecnologico.

Basti pensare alla routine quotidiana delle nostre SERP. Abbiamo bisogno di un nuovo paio di scarpe? Cerchiamo un volo last minute per una breve fuga romantica? Non c’è miglior assistente del motore di ricerca di Mountain View.

Non dovremmo essere sorpresi, quindi, se anche i recruiter decidono di indagare il web per ricercare i profili dei CV ricevuti, per confrontare quanto raccontato con la realtà, per dare un’occhiata ad eventuali lavori pubblicati online. È, quindi, estremamente importante avere una buona immagine sul web soprattutto quando si cerca lavoro.

Come gestire la nostra reputazione online

Mettiamoci nei panni di un reclutatore; una volta ricevuto il nostro curriculum non fanno altro che digitare il nostro nome e vedere cosa compare. Per questo, la prima cosa da fare per gestire la web reputation è cercarci su Google. Siamo tra i primi risultati? Abbiamo omonimi? Cosa si trova nelle prime due pagine? Per una ricerca approfondita possiamo anche andare oltre, ma solitamente gli utenti non si avventurano oltre la terza.

Cosa fare se non compari su Google

Nel caso in cui non comparissimo nelle prime ricerche, il lavoro di gestione della reputazione online richiede qualche passaggio in più. Questo non è sempre un male, spesso è più facile costruire una web reputation da zero che dover intervenire su situazioni di crisi, soprattutto se radicate nel tempo. In quel caso affidarsi a dei professionisti della reputazione online è sempre meglio, almeno per essere certi di non peggiorare ulteriormente la situazione.

Quello su cui dobbiamo lavorare è la nostra visibilità su internet; in poche parole dobbiamo far parlare (positivamente) di noi, della nostra persona dal punto di vista professionale e far in modo di far viaggiare contenuti che ci mettano in ottima luce. Dobbiamo pensare a noi stessi come un vero brand, magari registrando un dominio con il nostro nome e cognome, aprendo account social specifici, uno su tutti LinkedIn.

Da qui l’importanza di separare i profili web professionali da quelli personali, come Facebook, che, a meno che non si tratti di una Pagina business, raramente sarà utile per un colloquio lavorativo. Stiamo attenti alle impostazioni della privacy che configuriamo, meglio far vedere i contenuti della sfera privata solo ai nostri amici e lasciare a disposizione di tutti gli utenti solo gli argomenti legati al nostro profilo professionale. La cosa migliore da fare sarebbe avere due indirizzi email separati, una collegato all’account pubblico e uno per il privato.

Cosa dice di noi Google?

Se, invece, siamo presenti sulla prima pagina di Google, dobbiamo capire bene cosa dicono queste informazioni sul nostro conto. Sono contenuti lusinghieri dal punto di vista professionale? È molto importante perché i reclutatori leggono tutte le informazioni che ci riguardano. Controllano e abbinano le informazioni che trovano dal CV e dalla lettera di accompagnamento che abbiamo inviato. Secondo quanto emerso da uno studio della multinazionale Robert Half International, i social network, nella fattispecie Facebook, possono celare tantissimi pericoli per la reputazione online in termini di ricerca lavoro. Alcuni reclutatori danno “il beneficio del dubbio” quando trovano dettagli compromettenti, altri tendono direttamente ad escludere le persone dal processo di assunzione.

Facebook ha una grande incidenza sulla nostra web reputation, per questo motivo è utile seguire qualche good practice. Prima di tutto, rimuoviamo il nostro profilo Facebook dagli indici dei motori di ricerca, cambiando l’impostazione nel pannello di controllo della privacy. Come passo successivo assicuriamoci che i nostri post siano visibili solo agli amici. Questo ci consentirà di utilizzare il nostro profilo personale in modo libero, senza ripercussioni sul nostro lavoro qualora volessimo postare una foto o un commento a qualche fatto di attualità. Infine, se siamo professionisti di qualche settore, creiamo a nostro nome una pagina Facebook e facciamo passare da lì i contenuti di lavoro su cui vogliamo puntare.

Come intervenire sulla nostra reputazione online?

Cosa possiamo fare se troviamo informazioni in grado di danneggiare la nostra immagine? Nella maggior parte dei casi è impossibile eliminare tracce digitali su Google se non siamo noi l’autore del contenuto, in particolare quando le informazioni sono ospitate su un server al di fuori del nostro paese.

Ovviamente, possiamo, di prima istanza, provare a contattare direttamente l’autore o l’host web. Non abbiamo, però, la certezza di risolvere tutto così. In alternativa dovremo studiare una strategia di contenuti mirata che lavori sul nostro personal branding.

Come fare personal branding con i social network? 5 regole fondamentali

Costruire il nostro marchio sui social media richiede un po’ di lavoro, ma i benefici che ne conseguono sono tantissimi. Questo è valido anche se utilizziamo i canali social con poca frequenza, perché online tutto resta e il web, soprattutto, non dimentica. Vediamo insieme qualche consiglio per migliorare la nostra immagine con i social network.

  1. Aggiornare le informazioni e rendere vivi i profili

A monte dobbiamo decidere quali canali mettere a fuoco e quali vecchi account eliminare definitivamente. Il passo successivo è assicurarci che tutte le tue informazioni siano complete e accurate. Questo ci aiuterà a creare traffico verso le reti che vogliamo mostrare, soprattutto in riferimento al nostro lavoro.

  1. Facilitare la pubblicazione con le app

Mantenere una viva la nostra presenza online può essere dispendioso in termini di tempo. Per fortuna, ci sono molte app di social media a nostra disposizione per semplificarci la vita. Sprout, Buffer e Hootsuite si collegano tutti ai principali social network e ci consentono di effettuare il cross-post su diversi social canali e pianificare post.

  1. Creare e curare contenuti coinvolgenti

Per il nostro personal branding dobbiamo creare contenuti in grado di mostrare la nostra esperienza nel settore in cui operiamo, che siano anche in grado di coinvolgere l’audience. Non dobbiamo temere di parlare dei nostri risultati personali, o anche di aggiungere accattivanti curiosità sulla nostra vita personale. La condivisione di alcune di queste informazioni offre al nostro pubblico un’idea di chi siamo veramente e di cosa stiamo parlando. Tutto può essere fatto, l’importante è mirare ad un obiettivo specifico.

  1. Pensare positivo

Dobbiamo cercare di mantenere un’impressione positiva. Da evitare i commenti infiammatori religiosi o razziali; facciamo molta attenzione ai commenti politici che altri potrebbero considerare offensivi. Per questo motivo cerchiamo di avere due account diversi, così da non rischiare di minare la percezione degli altri nei nostri confronti qualora certe nostre idee fossero non condivise.

  1. Rimanere coerenti, sempre

Attenersi al nostro personaggio è importantissimo. Dobbiamo rimanere coerenti con le nostre idee se vogliamo essere percepiti come affidabili. Altrettanto necessario è trovare il nostro tono di voce e tenerlo costante nelle nostre pubblicazioni.

PER APPROFONDIRE TI CONSIGLIAMO IL LIBRO PERSONAL BRANDING