Negli ultimi 10 anni abbiamo inconsciamente (o meno) assistito all’evoluzione del marketing, il quale ha trasformato il consumatore da attore principalmente razionale a maggiormente emotivo, sempre più influenzato dagli aspetti simbolici ed emozionali del consumo.
Studiosi come Schmitt, Pine e Gilmore hanno dimostrato l’impatto attuale del marketing esperienziale e sensoriale. Sono infatti i 5 sensi a influire nelle scelte d’acquisto dei consumatori e il Sound Branding è una delle tecniche più recenti capace di accumunare uno dei nostri sensi (l’udito) all’universo dinamico del marketing.
Una delle definizioni di questa strategia è: “L’uso consapevole del suono per creare un’identità del marchio e l’impiego della musica per rafforzare il potere del logo.”
La marca moderna è cross mediale, interattiva, si muove tra l’online e l’offline ed è multisensoriale; l’obbiettivo di ognuna di queste è di rimanere nella mente del consumatore, poter essere facilmente ricordata possibilmente essere l’unica ad in quella categoria merceologica.
Veniamo allora appunto all’importanza della musica per i brand più attuali.
Quante volte vi è capitato di vedere qualche spot pubblicitario, il cui sottofondo era un jingle in grado di rimanere sedimentato nella vostra testa e di farvelo addirittura canticchiare, nonostante le vostre doti canore non fossero particolarmente affinate?
Immagino molte.
Non è un caso, ve l’assicuro. Per una composizione di 3 secondi ed un quarto il “non musicista” Brian Eno ha impiegato forse un anno. Sto parlando del suono di avvio di Windows (e scommetto che lo state riproducendo a mente ora che lo avete letto).
Quest’esempio estendetelo ad ogni spot che avete visto nella vostra vita, quelli che riuscite ancora oggi a ricordarvi e che magari sono legati alla vostra infanzia suscitano inevitabilmente delle emozioni. Che lo vogliate o no, sono le stesse emozioni che il vostro cervello elabora nel momento in cui andate a fare la spesa o fate qualsiasi altro tipo di acquisto.
Da un’intervista di Mashable a Lori Feldman (Warner Brother Records): “La musica viene usata in pubblicità e marketing per contribuire a garantire questi collegamenti, sia attraverso l’uso di un particolare artista, un insieme di testi, o una struttura dei brani specifica che ti fa davvero sentire qualcosa “, dice Feldman.” La musica e gli artisti sono parte integrante dell’aiuto alle marche per connettersi con i consumatori ” aggiunge.
“Music, Connecting People” per sfruttare il payoff di Nokia, “ Music makes the people come together” per sfruttare Madonna, che ci sta sempre bene.
Lacoste ad esempio ha rimodernizzato parecchio l’immagine con questo spot.
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Ambra Cretì