L’Italia non è un paese all’avanguardia nell’era della digitalizzazione. L’Italia si trova infatti al 58° posto secondo l’ultimo rapporto pubblicato da World Economic Forum , il Technology Report Global Information. Innanzitutto questo rapporto serve per stilare una lista dei vari Paesi a livello mondiale rispetto a come questi si rapportano in riferimento all’era digitale.I Paesi che dominano la classifica sono Finlandia (1° posto), seguita da Singapore, Svezia, Paesi Bassi, Norvegia, Svizzera, Stati Uniti, Grana Bretagna, al 12° posto troviamo la Germania, l’Italia non può dire di avere una posizione rispettabile, anzi tutt’altro!
Proprio per questo motivo è importante capire cosa si intende per Information Technology. I primi computer, nei grandi laboratori di ricerca, erano destinati esclusivamente al calcolo scientifico, d’altronde la stessa parola computer deriva dal verbo to compute (contare, calcolare). Oggi i computer vengono usati per gli scopi più vari e l’impiego più diffuso ormai non è più il calcolo, bensì la gestione dei dati e delle informazioni, tanto che è stata coniata l’espressione Information Technology in riferimento a questo nuovo ambito di applicazioni. L’information Technology nasce dall’integrazione tra informatica e telecomunicazioni e si è sviluppata principalmente negli anni ‘80 con il collegamento in rete dei computer.
Per capire l’importanza dell’ Information Technology, si deve analizzare l’economia che ruota intorno a questa nuova rete di informazione. Si tratta di un’economia incentrata sulla ricerca dell’informazione effettuata dal cliente prima di effettuare un acquisto, sia esso di prodotti che di beni culturali. La sua diffusione risulta essere esponenziale dato il basso costo delle tecnologie che servono: è proprio questo il cambiamento che rende possibile l’economia non di mercato e di non proprietà. Questa economia viene definita Networked Information Economy la quale sta nettamente spiazzando la vecchia produzione industriale dell’informazione: mentre l’economia industriale per la produzione di massa di beni di informazione richiedeva elevati investimenti di capitale e quindi era un’industria centralizzata e di larga scala, la NIE permette di rimuovere queste barriere d’ingresso aumentando così la sua importanza. La NIE produce effetti di coordinamento non intenzionale: sono gli utenti che inconsapevolmente con le proprie azioni possono produrre forme di valore; inoltre genera cooperazione su larga scala (per esempio gli open source: gli utenti che fanno parte di una comunità se notano un difetto lo segnalano agli altri membri della comunità, come ad esempio Linux).
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Martelli Arianna